mercoledì 16 giugno 2010

La ghiandola pineale secondo lo Yoga


La pineale o epifisi è, secondo lo Yoga, la ghiandola più importante del corpo umano. Essa è la sede della coscienza individuale e di quella Divina, è una ghiandola puramente spirituale. Shrii Srii Anandamurti distingue due parti di questa piccola ghiandola, quella inferiore che corrisponde al Guru Cakra e quella superiore che corrisponde al Sahasrara Cakra. Dal punto di vista delle pratiche spirituali il Guru Cakra è di massima importanza, poiché è all’interno della struttura fisica, mentre il Sahasrara Cakra (letteralmente "il loto dai mille petali") è localizzato al di sopra del capo. Quando la mente è focalizzata sul Guru Cakra (all’altezza della ghiandola pineale), attraverso le varie tecniche di Guru Dhyana, Guru Sakasha e Guru Smarana, la Kundalini (il potere divino latente, sito anatomicamente alla base dell’osso sacro, sopra il coccige, due dita sopra l’ano) si innalza e la persona raggiunge la “salvezza”, o samadhi permanente.
La “salvezza” è lo stato di Yoga senza ritorno nel ciclo di vita e di morte ed è detto Moksa, mentre la “liberazione”, Mukti, è lo stato di autorealizzazione con la possibilità di ritornare nel ciclo di vita e di morte. Questo “ritorno dallo stato di Yoga” avviene per desiderio di portare avanti una missione (Samkalpa); questo ad esempio, il caso di Buddha, che dopo aver raggiunto l’illuminazione (e cioè la liberazione di cui sopra) prese la decisione di rimanere in vita fino a ottantaquattro anni per propagare il Dharma (la spiritualità, la caratteristica fondamentale dell'essere che fa dell'essere umano un essere divino). Tutti i Sadhaka (praticanti del culto spirituale, "coloro che fanno Sadhana") potenzialmente possono vivere queste esperienze di andata e ritorno, basta volerlo e praticare.

L’epifisi è ancora una ghiandola sconosciuta e dimenticata dalla ricerca medica. Negli ultimi anni varie ricerche scientifiche hanno rivelato alcune delle funzioni fisiologiche e psicoendocrine di questa preziosa ghiandola. René Descartes (Cartesio) fu il primo occidentale a intuire l’importanza spirituale dell’epifisi, ascrivendole la facoltà di essere sito dell’anima. Le moderne ricerche nei laboratori scientifici hanno scoperto alcuni ormoni che l’epifisi secerne e immette direttamente nella circolazione sanguigna, come la melatonina, la metossitriptamina, l’argininvasotocina e altri.
La ghiandola pineale è fotosensibile, cioè altera le secrezioni ormonali in base all’intensità della luce esterna. Si dice che, originariamente, essa sia stata il terzo occhio (fisico) nei rettili preistorici che poi, con l’evoluzione delle specie, è entrato nel cranio diventando una ghiandola a secrezione interna. Questa teoria ci può far comprendere bene la storia evolutiva della ghiandola pineale, il cui movimento non è sicuramente terminato. Nel Golfo del Bengala sopravvive tutt’oggi una famiglia di pesci che ha mantenuto nella sua evoluzione i tre occhi; il “terzo occhio”, inoltre, è rimasto ancora nella simbologia e nel trucco estetico dell’oriente, come segno di una visione intuitiva e spirituale dell’esistenza umana. All’esterno, però, la sua posizione non corrisponde a quella del Guru Cakra (epifisi) ma a quella dell’ Ajina Cakra (plesso lunare o ipofisi).

Dalla ghiandola pineale vengono emessi degli ormoni che danno vari stati di trance mistici all’aspirante spirituale. I loro nomi in sanscrito sono Amrta (nettare divino) oppure Sudharasa (fluido puro), ecc. Le ricerche in questa dimensione mistica non sono ancora state intraprese nei laboratori scientifici e forse nessun devoto, per il momento, è interessato a far analizzare il proprio sangue o la propria urina dopo i trance spirituali (Samadhi). Forse in futuro avremo più dettagli biochimici su queste esperienze paranormali.
Le due scienze (quella analitica e quella intuitiva) sono d’accordo sul fatto che fra la mezzanotte e le tre di mattina, queste secrezioni di melatonina sono maggiori ed è per questo che la mente si calma di più durante quella fascia oraria. Infatti la meditazione a quell’ora, per coloro che non si sentono stanchi fisicamente, è più profonda del solito.

In conclusione, l’epifisi trasforma un input nervoso in un output neuroendocrino influenzando la psiche e il suo complesso funzionamento e nello Yoga essa viene considerata la sede della coscienza individuale. Durante le pratiche mistiche essa risponde con secrezioni ormonali particolari che danno stati di beatitudine divina, percepibile a livello mentale e fisico. Molte pratiche yogiche hanno il compito di stimolare il funzionamento di questa ghiandola maestra.


-----------> Tratto da "Biopsicologia Tantrica" di Christian Kamaleshvara Franceschini che trovi pure sul sito della Macroedizioni.
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